Secondo i dati Eurostat, in Italia soltanto il 55% delle donne ha un impiego contro il 69,3% della media UE. Proprio perché l’Italia è così in ritardo sulla parità di genere, qualche anno fa avevamo lanciato la campagna del @giustomezzo per fare in modo che la metà di tutte le risorse del PNRR fossero destinate alla parità di genere e soprattutto per l’impiego di donne e giovani nelle aziende. Il @partitodemocratico aveva raccolto questa richiesta e aveva infatti proposto una clausola che rendeva obbligatorio a tutte le aziende che impiegavano i soldi del PNRR di utilizzarne almeno la metà nelle nuove assunzioni di donne e giovani. Il governo Draghi aveva reso questa clausola obbligatoria, incentivando concretamente la parità di genere nel mondo del lavoro. Il governo Meloni ha invece reso questa clausola facoltativa e così molte aziende hanno deciso di non attuarla.
Ce lo dicono i dati di un’analisi condotta dall’associazione femminista @periodthinktank. Su 170.481 bandi presentati per il PNRR analizzati, il 65,5% ha rinunciato alle misure per favorire l’inclusione di donne, giovani e persone con disabilità: il 62,7% ha applicato una deroga totale di questa clausola, mentre il 2,7% parziale. I dati raccolti poi raccontano un’altra verità: la maggior parte di queste deroghe sono all’interno di settori che già hanno una scarsa occupazione femminile. Il rischio che corriamo quindi non è soltanto quello di perdere un’ennesima occasione per favorire una maggiore inclusione sociale nel mondo del lavoro, ma che probabilmente portando avanti questi bandi senza alcuna modifica aumenteremo anche le disuguaglianze già esistenti. Il PNRR era nato con la promessa di far ripartire le economie dei Paesi UE dopo la grande crisi del Covid-19 ma anche con quella di iniziare a costruire un mondo del lavoro più alla portata delle generazioni a venire. Ad oggi questa promessa è stata disattesa, speriamo che il governo Meloni cambi rotta.
[Il grafico è di @periodthinktank]
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