I risultati elettorali vanno letti complessivamente, non fermandosi solo alle percentuali attribuite a ogni singolo candidato, perché solo in questo modo si capisce davvero cosa e’ successo nelle urne. Così anche per il quadro ampio dei numeri della vittoria di Jeremy Corbyn alla elezione per la leadership del Partito laburista inglese, che parlano di un partito che va cambiato più in profondità di quanto è stato fatto in questi anni. Lo schiacciante 59,5% di Jeremy Corbyn ovviamente certifica che egli ha stravinto la contesa. Neanche una unione tattica tra i altri tre sfidanti (Burnham, Cooper, Kendall), tutti e tre con un messaggio meno riconoscibile e un carisma meno accattivante, probabilmente avrebbe potuto determinare un risultato diverso. Una lettura che si fa strada in queste ore è che Corbyn ha vinto perché serviva una rottura con i contenuti del blairismo. Molti avranno da dire su questo punto, su quello che avrebbe dovuto essere un altro mix tra leadership e piattaforma politica. Io vorrei invece offrire un punto di vista parziale, che guarda soprattutto a questioni di carattere organizzativo.
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