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Immigrazioni: Azioni da adottare per la gestione dei flussi migratori

Amnesty International ha definito la crisi dei rifugiati la più grande crisi umanitaria del dopoguerra. Se i rifugiati in tutti i Paesi del mondo fossero una nazione, sarebbero il ventiseiesimo Paese più popoloso al mondo. Sono le donne, gli uomini e i bambini che abbiamo visto arrivare in questi giorni, in questi mesi, ormai in questi anni, sulle coste, nelle nostre città e nelle nostre stazioni. A fronte di questa situazione si possono fare due cose. Si può chiudere gli occhi e procedere con delle soluzioni populiste, oppure si può provare a mettere insieme delle risorse e la disponibilità per onorare quanto previsto dalla convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951 e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

In questo, in quest’azione di coesione, l’Europa deve sicuramente provare a dare una risposta chiara e unitaria e deve trovare soluzioni concrete e attuali, con politiche condivise e solidali. In realtà fino ad oggi la risposta europea, invece, è stata regolata dal cosiddetto regolamento di Dublino, emanato nel 2003. Dublino definisce quale Stato membro dell’Unione europea debba esaminare una domanda di asilo e riconoscimento dello status di rifugiato, secondo il principio del cosiddetto primo approdo. In questi anni il regolamento di Dublino si è dimostrato essere ingiusto, sbilanciato e penalizzante per i Paesi di frontiera ed è un regolamento che noi del Partito Democratico, così come tante altre forze politiche presenti in questo Parlamento, abbiamo proposto più volte di modificare. Oggi discutiamo di una risoluzione che impegna il Governo a chiedere l’attuazione, per quanto di sua competenza in sede europea e nazionale, a quanto previsto dall’articolo 17 del regolamento dell’Unione europea. Questo articolo consente di derogare in casi straordinari ai criteri generali di determinazione dello Stato competente per l’esame della domanda di asilo, appunto in base al principio del primo approdo, facilitando i ricongiungimenti familiari dei rifugiati o degli immigrati che arrivano in Italia, spesso diretti verso un altro Stato del nord Europa.

In particolare con questa risoluzione impegniamo il nostro Governo a farsi portavoce di questa istanza durante l’importante riunione del prossimo Consiglio europeo del 25-26 giugno. Quello che abbiamo visto in questi giorni, lo spettacolo indegno di migliaia di profughi in transito, sopravvissuti a spaventosi viaggi della speranza e approdati finalmente sul suolo europeo, costretti a rimanere sul territorio italiano a causa della chiusura delle frontiere dell’area Schengen, è un segnale forte del fatto che il regolamento di Dublino, così come è oggi, continua ad essere fortemente ingiusto e penalizzante, per i profughi e per i cittadini dei Paesi di frontiera.

L’emergenza milanese, così come quella romana e così come quella di tante regioni, soprattutto del sud, va avanti grazie alla straordinaria generosità e operatività dei cittadini e delle associazioni coinvolte. Ed effettivamente siamo riusciti nel modo migliore possibile a gestire un’emergenza che, però, sarà strutturale e resterà con noi. Ma abbiamo detto, appunto, che la gestione emergenziale deve trasformarsi in una gestione strutturale del fenomeno. Per questo, dobbiamo, non solo dialogare con gli altri Paesi europei ma è necessario anche alzare la voce per spiegare le nostre evidenti difficoltà e domandare solidarietà e corresponsabilità dagli altri Paesi membri dell’Unione.

Il Governo ha bisogno di un mandato chiaro e ampio in Europa. In Europa, infatti, non negozieranno i partiti, ma negozierà l’Italia e abbiamo bisogno che il Parlamento si esprima a sostenere l’azione del nostro Paese in sede europea.

Qui il mio intervento dal minuto 01:15


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