top of page

MELONI: È FINITA LA LUNA DI MIELE

I primi 100 giorni di governo di Giorgia Meloni permettono di capire nel concreto cosa aspetta l’Italia come conseguenza del governo di questa destra. A differenza di quanto si temeva, sui dossier più delicati, dal sostegno all’Ucraina alla gestione del caro-vita, Meloni ha proceduto in sostanziale continuità con Draghi, arrivando persino a smentire le promesse fatte in campagna elettorale (come sulle accise). Il percorso tracciato da Draghi ha orientato l’azione di Meloni anche a Bruxelles e nel dialogo con i partner europei. Con le alleanze sbagliate in Europa l’Italia non va lontano ed è attenendosi al percorso segnato da Mario Draghi che Giorgia Meloni ha evitato di deragliare seguendo le compagnie sbagliate: sul PNRR, sul tetto al prezzo del gas. Quando, per fare la voce grossa sull’immigrazione, è scivolata nello scontro con la Francia, Meloni ha capito subito di aver sbagliato e sta cercando da allora di recuperare, non con poche difficoltà.


La copertura data dalle decisioni di Draghi si affievolirà con il tempo, mano a mano che Meloni dovrà affrontare problemi nuovi. Come li affronterà lo si vede da come ha affrontato la legge di bilancio: un intervento con poca ambizione e tanto impegno per regalare piccoli o grandi sconti a alcune categorie ritenute vicine alla destra (i commercianti avversi ai pagamenti con il bancomat, le partite IVA sopra i 65mila euro di fatturato l’anno).

Il suo arrivo sulla scena internazionale è stato salutato con curiosità, trattandosi della prima presidente del Consiglio in Italia e di un governo politico, ma anche qui Meloni procede con grande cautela e qualche difficoltà. Dopo il G20 non ha fatto nessuna altra visita nelle capitali, se si esclude Tripoli, dove però è stata chiamata da ENI a tenere a battesimo accordi tra la quotata italiana e la compagnia del petrolio libica.


L’unico segno marcatamente politico è venuto dalle iniziative reazionarie e cattiviste contro le ONG, contro i migranti, contro i rave, contro il diritto ad abortire. Si tratta di annunci e battaglie ideologiche più che di iniziative che avranno un impatto reale. Si aggiungono varie dichiarazioni nostalgiche del presidente del Senato La Russa e di altri esponenti di Fratelli di Italia.

Il governo ha mostrato una notevole avversione rispetto al futuro: le uscite - poi ritirate - contro lo SPID, la lotta contro l’uso del POS, il tentativo di rimandare i provvedimenti necessari per la transizione ambientale fanno pensare che il governo si illuda di poter fermare il futuro e di mantenere l’Italia al riparo dalla modernità. Un calcolo sbagliato: le transizioni vanno guidate, riducendone l’impatto per i più fragili, altrimenti si rischia di perdere tempo utile a mettere in opera i cambiamenti e di far travolgere il sistema.


Nonostante il successo dell’arresto di Matteo Messina Denaro (comunque costruito dall’azione dei governi precedenti), la maggioranza si è trovata a litigare tra partiti e con il ministro della Giustizia sul modo migliore di assicurare giustizia e di punire chi non rispetta le leggi. A riprova del fatto che le crepe in questa destra sono molte.

I primi 100 giorni di Meloni consegnano un bilancio senza infamia e senza lode. Manca, a differenza dei governi Letta, Renzi, del primo governo Conte, tutti di segno diversi, ma tutti con l’intenzione di durare una legislatura, un progetto di ampio respiro che segni l’orizzonte e tracci la rotta.

Va segnalato che lo spread in questi primi tre mesi è calato: i mercati valutano positivamente il fatto che l’Italia sia guidata da una maggioranza politica solida, con i numeri per durare 5 anni.

Ed è forse da questo ultimo dato che deriva la lezione più dura e più necessaria, per l’opposizione e per il PD. In assenza di un progetto convincente e alternativo che presenti una idea di Italia e convinca la maggioranza degli elettori, questa maggioranza resta l’unica politicamente praticabile. Il paese non ha svoltato a destra, ma in assenza di una alternativa a questa maggioranza di destra, le cose continueranno così.

Al PD intrappolato nelle dinamiche congressuali questi 100 giorni dovrebbero risuonare come una colossale sveglia. Se non usiamo bene il tempo che abbiamo all’opposizione per sviluppare idee alternative di futuro per l’Italia, per raccogliere intorno a queste il consenso della maggioranza del paese, rischiamo di lasciare il paese nelle mani di una maggioranza poco ambiziosa ma molto compatta.

Comments


bottom of page