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Milano, una rivoluzione verde: la città ha sempre meno auto


Milano, lentamente, si svuota di automobili. Sono sempre meno le immatricolazioni di nuove vetture in città ed è sempre più netta l’affermazione sul mercato delle auto ecologiche. Mentre si accentua la frenata delle più inquinanti, a cominciare dai diesel. Un quadro che rafforza la riduzione della densità di circolazione rispetto a livello nazionale: se a Milano ci sono 1,76 abitanti per autovettura, in Lombardia sono 1,67 e in tutta Italia 1,61. La cifra che spiega quanto questa tendenza si sia affermata, è la differenza tra le auto che si vendevano nel 2010 rispetto al 2013: nel giro di quattro anni si è passati da 64.375 immatricolazioni alle 36.091 dello scorso anno (-43 per cento), con una riduzione netta di oltre 28mila mezzi. Un vero e proprio tracollo certificato anche a livello regionale, dove la riduzione è stata di 135mila automobili vendute. La prima causa è la crisi economica. «Si pensi ai giovani: prima erano una grossa fetta del mercato, adesso chi di loro si può permettere un’auto nuova? — spiega Marco Ponti, docente di economia dei trasporti del Politecnico — È un aspetto drammatico, su cui è bene porre l’attenzione e che non dovrebbe essere visto da nessuno come positivo». A cui si va ad aggiungere un aspetto, non irrilevante, di aumento della tassazione.

«I costi per mantenere un’automobile in molti casi sono diventati insostenibili — spiega Gianmarco Giorda dell’Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) — ed è uno dei veri motivi per cui non solo non si acquistano più veicoli, ma ci si libera del vecchio mezzo senza sostituirlo». Il calo delle immatricolazioni, infatti, deve essere letto anche in un quadro più ampio: ovvero la riduzione del parco autovetture. Una tendenza in atto da anni che ha visto a Milano oltre 200mila auto in meno in vent’anni. Se nel 1990 a Milano circolavano 922.040 mezzi privati, a fine 2012 ce n’erano 716.094. Fenomeno che peraltro si muove in direzione contraria rispetto a quanto avviene a livello regionale e nazionale: negli ultimi vent’anni in Lombardia le auto sono aumentate, passando da 4,8 milioni a 5,8, mentre in tutto il paese si sono riversati 10 milioni di mezzi in più. Per quanto riguarda Milano, è l’effetto di una trasformazione lenta, passata per una ridefinizione del tessuto urbano (lo spopolamento del centro a favore della cintura, dove la vita costa meno e gli affitti sono più bassi) ma anche dovuta alle molte politiche di decongestionamento: dal potenziamento dei mezzi pubblici, all’Area C, fino alle nuove opportunità del car sharing. «Una cosa notevole che è stata fatta negli ultimi anni — aggiunge Luca Studer, esperto di mobilità sostenibile del Politecnico — è stato rompere il dualismo auto privata, mezzi pubblici: adesso ci sono molte più alternative. Bisognerà valutare poi l’effettivo impatto del car sharing, visto che non è ancora chiaro se faccia concorrenza solo alle auto private oppure anche ai mezzi pubblici».

Un successo delle politiche di mobilità sostenibile, dunque. Anche se la lettura di questi dati deve essere approfondita: «L’approccio alla questione non deve essere ideologico — aggiunge Marco Ponti — non bisogna dire che l’auto privata è un male punto e basta. C’è una quota di traffico fisiologico che in una città come Milano dovrebbe essere misurata molto attentamente. Altrimenti il rischio è che i costi della riduzione del traffico siano maggiori dei benefici».

Le previsioni per il futuro, comunque, prevedono un ulteriore riduzione: «Le stime per il 2014 non si discostano molto da quello che è stato il bilancio dell’anno appena concluso — aggiunge Giorda — la speranza è che il mercato delle auto possa beneficiare di una ripresa generale».

E a fare da traino potrebbero essere i mezzi ecologici che negli ultimi anni hanno fatto registrare una crescita considerevole delle immatricolazioni: un auto su dieci, tra quelle vendute, è a minor impatto ambientale. «Chi è disposto ad avere auto ecologiche deve poter sopravvivere — aggiunge Studer — e questo è cruciale. L’auto elettrica è ancora un sacrificio, ma bisogna supportare chi decide di fare questo tipo di acquisto».

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