O MADRI O LAVORATRICI: PER 2 MAMME SU 5 NON È POSSIBILE LAVORARE
- Lia Quartapelle
- 8 mag 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 14 lug 2023
O madri o lavoratrici. La lotta alla parità di genere sui luoghi di lavoro continua. Il report di Save the Children "Le Equilibriste. La maternità in Italia 2022" in occasione della Festa della Mamma, condotto sul totale di 6 milioni di madri lavoratrici evidenzia ancora una volta il problema: o sei madre o lavori. Bisogna cambiare rotta, bisogna cambiare questo paradigma. È inaccettabile che nel 2022 più del 40% delle madri tra i 25 e i 54 siano disoccupate.
Questo purtroppo non è l’unico dato preoccupante: se si guarda il tasso di occupazione dei padri si vedrà che questo aumenta in corrispondenza dell’aumento del numero dei figli; quello delle mamme, invece, tende a diminuire. E ancora: i dati sulle dimissioni genitoriali in concomitanza della nascita di un figlio o una figlia: per la fascia di età 0-3 anni: su 42.377 casi nel 2020, il 77,4% riguarda donne. Le madri che lavorano risultano essere infatti il 77,2% (30.911) delle dimissioni volontarie; numero indecoroso se confrontato con le 9.110 dimissioni dei padri. Quale motivazione spiega questo dato? Semplice: la risposta più frequente è “l’inconciliabilità tra vita lavorativa e la famiglia”. Ancora una volta è evidenziato come le donne debbano trovare equilibrio tra famiglia e lavoro, come dipendesse sempre da noi.
Ma lo squilibrio non riguarda solo le madri. Nonostante i dati incoraggianti del 2021, per le donne lo scenario nel primo semestre dell’anno resta questo: su 268mila contratti trasformati da “tempo determinato” a “indeterminato” solo il 38% riguarda le donne. Nella totalità dello scenario nazionale, nello stesso semestre, vediamo che la situazione di genere è la seguente: sul numero totale di attivazioni contrattuali (considerato il totale di tutte le attivazioni avvenute) la maggior parte (38,1%) è a tempo determinato; il 17,7% riguarda invece i contratti stagionali, il 15% contratti a chiamata e, per ultimo, il contratto indeterminato (14,5%). Questi dati riguardano 1,3 milioni di donne. Per gli uomini i contratti sono più di 2 milioni, di cui il 44% determinato, e quasi il 20% indeterminato.
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