La scorsa settimana abbiamo votato il rinnovo delle missioni internazionali. Mi sembra opportuno motivare il mio voto sulle missioni in Libia. Il provvedimento come sa è il provvedimento politico più importante sugli esteri, e la Libia è da anni al centro delle azioni di politica estera.
L’avvento di un nuovo governo in Libia, guidato da Abdul Ahmed Dbaiba, e la presenza di attori ostili (Turchia e Russia) nel paese, cambiano lo scenario in cui si svolge l’impegno militare dell’Italia. Con un nuovo governo libico e con nuove sfide, prime fra tutte l’organizzazione di nuove elezioni entro dicembre 2021, non basta più vantare di essere stati il primo paese ad aver aperto (e tenuto aperta) una ambasciata a Tripoli, o di essere il paese occidentale che ha più conoscenza e attenzione nei confronti della Libia.
Per tutelare i nostri interessi nazionali, e quindi per favorire la soluzione di una Libia unita, stabile, pacificata, serve una strategia nuova, rafforzata, continuativa di rapporti e presenza in Libia. Il sì al sostegno italiano alle missioni in Libia va letto in questo senso: una presenza militare, coordinata con l’Europa, volta a rafforzare la capacità delle istituzioni libiche. Basta con le milizie, con le interferenze straniere, con la legittimazione dei capi della milizia come pezzi di Stato. Affianchiamo la Libia nel costruire istituzioni nazionali, da legittimare nel voto di dicembre.
Arriviamo dunque al punto: la scheda 48, ovvero il sostegno alla Guardia di finanza italiana (l’Italia non finanzia la Guardia costiera libica, bensì autorizza una missione italiana di addestramento della Guardia costiera libica). L’impegno preciso chiesto e ottenuto dal PD nella discussione parlamentare sulla missione della scheda 48 permette di fare un passo avanti verso il superamento di quella missione: da questo momento il governo italiano avvierà le verifiche volte a superare entro l’anno la missione della Guardia di finanza e lavorerà contestualmente per rafforzare la missione europea Irini. Il voto contrario non avrebbe modificato di una virgola la missione italiana, che sarebbe stata approvata con i voti degli altri gruppi. Così invece siamo riusciti a mutare il segno dell’intervento italiano, dando il tempo per una transizione ordinata.
L’impegno italiano e europeo nei confronti della Libia non può certo fermarsi solo allo strumento militare. Come PD, saremo da oggi ancora più impegnati in una grande iniziativa umanitaria europea e dell’ONU per chiudere i campi in cui sono trattenute migliaia di persone in condizioni disumane.
Resto a disposizione per altre domande e un eventuale scambio.
Lia Quartapelle
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