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Si può votare contro la Germania?


Europa, 2012: si può votare contro la Germania? La domanda sembra a metà strada tra la fantascienza e la storia contro fattuale. Ma in realtà questa è la domanda di chi, partendo da Francia e Grecia, sta cercando di scrutare il futuro dell’Europa e dell’euro dopo due elezioni nazionali che assumono caratteristiche di più larga scala.

Certo che nell’Europa del 2012 si può votare contro la Germania: i risultati di Francia e Grecia dicono che nell’Europa unita si può votare l’uno contro l’altro armati, o meglio l’uno contro le idee di gestione dell’eurozona dell’altro. La vittoria di François Hollande segna la discontinuità con il mandato di Nicolas Sarkozy e spezza anche l’asse franco-tedesco che tanto male ha fatto al destino dell’Europa unita. Certamente, non si può leggere il risultato elettorale francese come il frutto di un sentimento anti-tedesco, ma come l’espressione di una diversa idea di come si sarebbe e si debba affrontare la crisi economica e la crisi del debito europea.

Anche dalle urne greche esce un verdetto senza appello: i due partiti dell’accordo con l’Europa (e quindi che si sono piegati al diktat rigorista di Berlino, al di là dell’orientamento ideologico), i socialisti del Pasok e i moderati di Nuova democrazia, vedono dimezzato il proprio consenso: passano dal 76% dei consensi al 32%. Come ha dichiarato il leader della formazione di sinistra Syriza, i partiti del rigore e dell’accordo con il Fondo monetario internazionale e  l’Unione europea sono oggi minoranza in Grecia.

Votare contro la Germania è una cosa, anche nell’Europa del 2012, ma governare in antitesi con Berlino è un’altra. E quindi, la domanda reale è: una volta che i cittadini francesi e greci hanno votato contro – o diversamente – dal rigore teutonico, riusciranno anche a governare in modo diverso da quello che prescrive l’ortodossia di Francoforte e Berlino?

Il programma coraggiosamente – o spavaldamente o opportunisticamente – di sinistra del partito socialista riuscirà a diventare azione di governo, veramente alternativo? Ovvero: c’è spazio in Europa per una politica non solo di rigore, ma che si impegni per ridurre la diseguaglianza, e per creare occupazione e sviluppo? Lo spazio politico esiste, i risultati elettorali lo confermano. Ma lo spazio di agibilità finanziaria manca. Angela Merkel ha commentato le elezioni francesi lasciando poco spazio ai dubbi: benvenuto, Hollande, ma il fiscal compact non si tocca. E non è la voce di un presidente sulla difensiva: con altri 5 governi appoggiati da partiti di centro-sinistra nell’Europa a 27 e tutti in paesi minori, non sarà facile per Hollande trovare compagni pronti ad impegnarsi per cambiare le regole del gioco. La borsa di Parigi ha fatto registrare un timido rialzo oggi, segnale, forse, che si ha fiducia in un Hollande rigorista, prima di tutto.

Per la Grecia, governare contro la Germania è ancora più difficile: gli elettori hanno chiaramente segnalato che loro, con l’Europa dell’austerità, non vogliono avere nulla a che fare. Ma le forze politiche non sono in grado di inventarsi una alternativa non suicida e credibile.

Votare contro la Germania è possibile nell’Europa del 2012, governare da una prospettiva non tedesca sembra essere un miraggio. Ma anche continuare a procedere dentro un’Europa troppo tedesca sembra essere alla lunga un percorso senza speranza e sempre di più senza legittimazione.

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