“C’è una via a Varsavia, la via Mila. Strappatevi il cuore dal petto e mettete pietre al suo posto. Strappatevi gli occhi dal capo e sostituiteli con vacuo luccichio di vetri; così non avrete visto nulla, non avrete saputo nulla. Tappatevi la bocca e le orecchie, non ascoltate - perché io sto per narrare quanto avvenne nella via Mila. (…)” [Versi tratti da La via Mila 18, Itzhak Katzenelson]
C’è una via a Varsavia, la via Mila lì erano i cuori che battevano per la libertà e la dignità e il 19 aprile di 80 anni fa diedero vita a una delle pagine più importanti della storia della seconda guerra mondiale. È una storia che viene poco raccontata nei nostri libri e nelle nostre piazze; ed è la storia della rivolta del ghetto di Varsavia.
Il 12 ottobre del 1940 i nazisti fecero annunciare che sarebbe stato istituito un "quartiere residenziale ebraico": il ghetto, che occupò un’area di circa 400 ettari, circondata da mura alte 3 metri e lunghe 18 km. Lì vennero rinchiuse fino a circa 450mila persone. Dal 22 luglio 1942 al 12 settembre i nazisti deportarono più di 250.000 ebrei, lasicando nel ghetto circa 60mila persone.
Davanti allo sterminio i movimenti giovanili ebraici dell’Hashomer Hatzair, dello Dror e dell’Akiva decisero di resistere con le armi e crearono l’Organizzazione Ebraica di Combattimento, che divenne leader della prima rivolta popolare in una città in Europa occupata dai nazisti.
È una rivolta che vide in prima linea giovanissime donne e uomini, civili per lo più tra i 20 e i 24 anni. Erano giovani che sapevano di andare in contro ad una sconfitta sicura, ma decisero di imbracciare le armi come ultimo atto di dignità. I giovani imbracciarono le armi “per conquistare almeno due righe di storia nei testi futuri.”
Il 16 maggio Jurgen Stroop, comandante delle SS e della Polizia tedesca nella Varsavia occupata dai nazisti, in segno di vittoria scrisse nel suo rapporto: «Il quartiere residenziale ebraico di Varsavia non esiste più». La memoria della Resistenza del Ghetto è il trionfo delle storie individuali di chi doveva solo diventare numero nello sterminio nazista.
Le quattro settimane di rivolta furono la prima volta in quegli anni in cui la stella di Davide da "marchio d'infamia" si trasformò in un simbolo di orgogliosa appartenenza e vessillo di lotta. Per questo oggi i narcisi in fiore con i loro 6 petali sono il simbolo di quella rivolta di 80 anni fa.
Di questa storia, straziante e gloriosa, hanno scritto per il Corriere della Sera Andrea Bienati e Silvia Turin
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