7 OTTOBRE 2023
- Lia Quartapelle
- 30 nov 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Nell’Iliade c’è una scena indimenticata per ferocia. E’ quella nella quale Achille fa scempio del cadavere di Ettore. Dopo aver ucciso il principe troiano, Achille, che cerca a tutti i costi la vendetta contro chi gli ha ucciso l’amico più caro, perfora i talloni di Ettore, lega il cadavere al proprio carro e lo trascina nella polvere per tre volte intorno a Troia. I troiani osservano muti, dalla rocca si alzano solo i lamenti di Priamo, di Ecuba, di Andromaca. Achille è solo, accecato dal suo dolore. I greci assistono e non partecipano allo strazio del cadavere.
La scena è profondamente disturbante. I lettori, persino chi ha scelto Achille come il proprio eroe, trovano la scena insopportabile e giustificano l’eroe, solitamente nobile, altero, generoso, che devia verso un comportamento bestiale, con il dolore dovuto alla perdita di Patroclo, un dolore così accecante che gli fa commettere un atto tanto efferato.
Nel canto successivo Achille torna in sé e, ricevuto il vecchio Priamo supplice e inerme, gli restituisce il corpo del figlio per una degna sepoltura.
Quando ho assistito alla proiezione dei 46 minuti del filmato dell’orrore che ricostruisce alcuni dei momenti della strage compiuta da Hamas in Israele il 7 ottobre mi è tornata alla mente questa scena. Quando Omero cantava l’Iliade era già allora considerato sconvolgente e empio il comportamento di un grande eroe che faceva vilipendio sul cadavere del proprio valoroso nemico. Vedere, duemila e cinquecento anni dopo, decine di uomini filmarsi mentre compiono mostruosità, mentre stuprano, uccidono civili inermi, ascoltare la telefonata festante che uno di loro fa ai genitori per annunciare con orgoglio di aver ucciso almeno dieci ebrei, dà la dimensione dell’orrore. Le guerre sono sempre terribili, le uccisioni dei civili sono tutte arbitrarie e sconvolgenti. Ma c’è una cosa che distingue i terroristi dagli altri combattenti, ed è che i terroristi si compiacciono del male fatto al punto di filmarsi, desiderano ostentare la crudeltà. I cadaveri bruciati, i prigionieri israeliani portati malconci e feriti a Gaza nel retro dei pick-up, accolti da una folla festante riportano l’umanità indietro rispetto persino allo scempio di Achille sul cadavere di Ettore.
Molti dei cadaveri indossavano magliette con topolino, pigiami con i fiori, solo le mutande. Quelle persone sono morte con indosso quegli indumenti perché sono state colpite nel sonno, o nelle prime ore del mattino, nella dimensione più intima e indifesa.
Il contenuto del documentario è noto, alcuni degli spezzoni erano e sono visibili online, e non ha utilità alcuna raccontarne il dettaglio. Ma ha senso restituire le sensazioni che ho provato visionando le immagini riprese dalle bodycam montate sulle teste dei terroristi di Hamas, per dare conto del trauma vissuto il 7 ottobre dai cittadini dello Stato di Israele. Un trauma passato in secondo piano di fronte all’enorme numero di vittime civili a Gaza, e alle condizioni di disastro umanitario. Un trauma che però non si può dimenticare.
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