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GLOBAL GENDER GAP: L'ITALIA PERDE 16 POSIZIONI

Sulla parità di genere l’Italia va indietro. Non di un passo, non di due, ma di ben sedici. Questo è quello che emerge dal Global gender gap report 2023 del @worldeconomicforum pubblicato a fine giugno.


Il documento analizza ogni anno la parità di genere e la sua evoluzione in 146 Paesi del mondo, basandosi sui dati di quattro settori: la partecipazione e l’opportunità economica, il livello di istruzione, la salute e la sopravvivenza, e infine il potere politico.


I risultati? Pessimi. Sia per il mondo, sia per l’Italia. Stando ai dati raccolti infatti, nessun paese tra tutti i 146 ha raggiunto una parità totale. Secondo il calcolo del @worldeconomicforum, di questo passo ci vorranno altri 131 anni per raggiungerla. Questo significa che si smetterà di parlare di divario di genere forse nel 2154. Per ora invece bisogna continuare a parlarne e lavorarci. Anzi, forse ancora più di prima.


Tornando all’Italia: siamo slittati dalla 63esima alla 79esima posizione rispetto all’anno scorso (con una percentuale pari al 70,5%). Guardando i vari settori, si nota che l’Italia ha perso una posizione sul livello di istruzione, passando dalla 59° alla 60° con un valore del 99,5%; e 24 posizioni sul livello del potere politico, passando dal 40° posto al 64° con una percentuale del 24,1%.


Questi dati, l’ultimo soprattutto, sono utili per ricordarci una cosa: non basta avere una Premier donna per ottenere delle migliori condizioni delle donne. Non basta aver “rotto” quel soffitto di cristallo (che poi da rompere ne avremmo molti altri ancora). Abbiamo bisogno di donne e di persone in posizioni di potere che mettano in discussione lo status quo, allargando i diritti di tutte le donne e le minoranze del nostro Paese.


[P.s. le prime dieci posizioni sono occupate - per ordine - da Islanda, con una percentuale del 91,2%; Norvegia (87,9%); Finlandia (86,3%); Nuova Zelanda (85,6%); Svezia (81,5%); Germania (81,5%); Nicaragua (81,1%); Namibia (80,2%); Lituania (80%) e Belgio (79,6%). All’ultimo posto invece si posiziona l’Afghanistan (40,5%).]

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