L’Ucraina è il paese più grande dell’Europa continentale dopo la Russia, grande una volta e mezza la Germania e con circa 43 milioni di abitanti. E’ indipendente fin dal crollo dell’URSS nel 1991, e da trent’anni è un paese libero di scegliere le proprie alleanze e il proprio orientamento internazionale. Almeno in teoria.
Dall’indipendenza l’Ucraina è infatti anche un paese che, a causa della Russia vive con un “cappio intorno al collo” imposto, come ha detto oggi il presidente tedesco Steinmeier. Da un anno la Russia ha deciso di stringere il nodo, soprattutto per contrastare la caduta di consenso di Putin e nascondere la repressione contro Navalny e i suoi attivisti. Vediamo come.
La fase di tensione che stiamo vivendo e che riempie le prime pagine dei giornali è cominciata nella primavera del 2021, quando la Russia ha iniziato a spostare armi e equipaggiamenti militari in Crimea e nella struttura per gli addestramenti di Pogonovo, a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina. Oggi in queste aree si trovano almeno 140mila soldati russi.
Negli ultimi tre mesi ci sono stati vari incontri e telefonate al massimo livello tra Putin e le leadership dei paesi NATO, ma questi contatti non hanno portato né a chiarimenti relativi alle intenzioni russe né a un ritiro anche parziale delle truppe. A gennaio quindi sono iniziate nuove forniture militari all’Ucraina prima da parte degli Stati Uniti e poi da altri paesi NATO (tra cui Regno Unito, Danimarca, Spagna, Polonia). Sempre a scopo di deterrenza, alcuni paesi dell’Alleanza Atlantica hanno deciso anche di rinforzare le missioni NATO situate in altri paesi vicini ai confini russi, come la Lituania, inviando più soldati e materiali.
Il 10 febbraio 2022 Mosca ha avviato in Bielorussia le più grandi esercitazioni militari mai avvenute in quel paese dal 1989, con un dispiegamento di 30mila soldati. Questo ha naturalmente accresciuto la preoccupazione per una possibile azione di bombardamento contro Kiev: mentre infatti la frontiera ucraina con la Russia dista quasi 600 chilometri dalla capitale ucraina, Kiev si trova vicinissima al confine bielorusso (circa 100 chilometri).
Nei colloqui diplomatici delle ultime settimane, la Russia ha continuato a chiedere che l’Ucraina non divenga un membro della NATO. Se come conseguenza delle tensioni con Mosca l’Ucraina ha modificato la sua Costituzione nel 2019, indicando come obiettivi nel lungo periodo l’ingresso nell’Unione europea e nella NATO, al momento su questo punto non c’è un cronoprogramma e nemmeno un impegno preciso della NATO. Tra i paesi NATO infatti non c’è unanimità sul suo ingresso nell’Alleanza.
Non è la prima volta che la Russia aggredisce l’Ucraina. L’episodio più grave è stata l’annessione illegale della Crimea nel 2014, seguita dalla proclamazione delle repubbliche indipendenti di Donetsk e Lugansk, sostenute da Mosca e che da allora sono in uno stato di guerra permanente contro Kiev. A causa del conflitto del 2014 ci sono un milione e mezzo di profughi che vivono in Ucraina. Kiev ha dovuto inoltre rafforzare il proprio esercito, passando da qualche decina di migliaia di cittadini male armati a un esercito di più di 200mila soldati e 900mila riservisti, che costa alle casse dello stato ogni anno circa il 30% del budget.
Si può negoziare con un cappio intorno al collo, che va stringendosi? Come vi sentireste se foste cittadini ucraini, sapendo che ci sono 140mila truppe di un paese che vi ha già invaso nel 2014 stanziate appena oltre i vostri confini e pronte all’azione? Sapendo che da un giorno all’altro le esercitazioni in Bielorussia potrebbero portare a un incidente più o meno °involontario° capace di trasformarsi nel pretesto per una guerra? Non chiedereste aiuti militari? Non cerchereste di rafforzare quelle alleanze che vi proteggono dal rischio di una invasione russa? Cosa ha fatto di male l’Ucraina alla Russia, se non avere l’aspirazione di decidere con chi allearsi senza subire pressioni e ricatti?
E’ per questo che è importante prima di tutto ribadire che l’Italia e l’Europa non accetteranno violazioni della sovranità territoriale dell’Ucraina, e che nel caso di un’invasione le sanzioni nei confronti di Mosca saranno pesanti. Il dialogo con Mosca non deve essere interrotto, ma in questo momento il canale diplomatico serve a dire con chiarezza a Putin che un attacco russo provocherebbe conseguenze.
Noi vogliamo la pace per l’Ucraina. Si può dire lo stesso della Russia?
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