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IL CASO ARTEM USS

COME FAR EVADERE UN RICERCATO INTERNAZIONALE PROVANDO A BUTTARLA IN CACIARA: Una tragicommedia in tre atti scritta, interpretata e diretta dal governo Meloni


Atto I LA CATTURA

Il 17 ottobre 2022 all’aeroporto di Malpensa viene fermato Artem Uss, un imprenditore russo, sulla base di un mandato di cattura internazionale emesso da un procuratore di New York. Le accuse a suo carico sono gravi: violazione dell’embargo nei confronti del Venezuela in una vicenda di contrabbando di petrolio verso Cina e Russia; frode bancaria; riciclaggio; contrabbando di tecnologie militari dagli Stati Uniti verso la Russia. Le autorità italiane lo mettono in carcere in attesa di esaminare la procedura di estradizione verso gli Stati Uniti. Il 19 di ottobre il Dipartimento di Giustizia americano scrive al ministero della Giustizia italiano: il detenuto è a altissimo rischio di fuga, va tenuto in carcere. Il 25 novembre la Corte di Milano sentenzia che Uss può attendere l’esito della procedura di estradizione ai domiciliari. Qualche giorno dopo, il 29 novembre il Dipartimento di Giustizia americano scrive di nuovo al ministro Nordio: il detenuto ha i mezzi e le relazioni per organizzare la propria fuga, le autorità italiane vigilino. Le autorità americane nella lettera citano altri 6 casi di detenuti in Italia in attesa di estradizione negli Usa che sono scappati negli ultimi 3 anni. Come a dire: ci sono dei precedenti. Il ministro Nordio risponde piccato al ministro della Giustizia americano: “la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico è equiparabile alla custodia in carcere” quindi non c’è da preoccuparsi. Il ministro gira la propria risposta alla Corte di Milano, ritenendo non ci sia bisogno di chiedere ai magistrati, come potrebbe secondo i poteri a lui attribuiti dall’art. 714 del codice penale, la revisione della misura cautelare a fronte delle segnalazioni americane.


Atto II LA FUGA

Il 21 marzo il Tribunale di Milano concede l’ok all’estradizione. Il 22 marzo Artem Uss taglia il braccialetto elettronico e si dà alla fuga. Questa era stata attentamente pianificata con l’appoggio anche dei servizi segreti russi: ad aspettarlo c’erano 4 SUV identici. Uss sale su uno di essi, mentre gli altri tre servono per depistare eventuali inseguitori. Uss è stato portato fuori dall’Italia e imbarcato su un volo privato che lo ha portato a Mosca. Da dove, al suo arrivo, il padre ha ringraziato Putin e persone “forti e affidabili” che hanno aiutato la fuga del figlio. Si scoprirà poi che tante cose nella sorveglianza di questo detenuto ricercato internazionalmente non hanno funzionato: Uss era ai domiciliari in un residence a Basiglio, utilizzato in precedenza dall’ambasciata russa; che gli erano stati lasciati due cellulari; che poteva fare video-chiamate in Russia; che aveva ricevuto visite di diplomatici russi; che la sorveglianza ammontava semplicemente alla pattuglia dei carabinieri del piccolo comune di Basiglio.


Atto III LO SCARICABARILE

Mentre ci sono le prove che sul nostro territorio nazionale hanno agito indisturbati servizi segreti stranieri, il governo Meloni gioca allo scaricabarile: prima la premier dice che è stata colpa “di un altro organo dello Stato” poi il ministro Nordio ha mandato gli ispettori al tribunale di Milano. Infine “fonti” adombrano responsabilità dei servizi segreti. Ma nessuno del governo ci mette la faccia e spiega i fatti cruciali: perché il ministro Nordio, pur essendo stato avvisato non una ma due volte del rischio di fuga, non ha avvisato il tribunale di Milano e non ha chiesto una revisione della carcerazione a domicilio? I servizi segreti russi hanno goduto della complicità di qualcuno per esfiltrare Artem Uss?


Epilogo NOI NE CHIEDIAMO CONTO

Questo governo, feroce con i figli delle donne detenute che devono stare in carcere con le madri, indefesso a inseguire i minori evasi dal carcere Beccaria a Natale, scompare quando si tratta di avviare una indagine interna per capire come è stata possibile questa evasione. Per questo, con Debora Serracchiani e Peppe Provenzano abbiamo presentato una interpellanza urgente. In questa vicenda ci sono tante cose da chiarire, troppe delle quali hanno a che fare con la sicurezza nazionale.

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