"Avete preso la mia terra santa, non prendetevi la mia educazione." Queste erano le parole contenute in uno slogan di una giovane ragazza durante le proteste a Kabul di sabato mattina.
Mercoledì scorso, in occasione della prima giornata dell'anno scolastico in Afghanistan, i talebani avevano annunciato che le scuole secondarie femminili (corrispettivo delle medie e superiori italiane) avrebbero dovuto riaprire. Ma dopo aver aspettato più di sette mesi per riprendere gli studi, le ragazze non hanno avuto il permesso di entrare in classe e ciò che gli è stato detto è di non tornare a scuola fino a nuovo avviso.
Così, donne e ragazze coraggiose sono scese in piazza; e davanti al Ministero dell'Istruzione di Kabul hanno protestato contro la negazione di un loro diritto fondamentale, ricordandoci che il regime talebano è esattamente lo stesso di quello che era e che le sue principali vittime rimangono le donne. Per questo è necessario che una parte degli aiuti italiani vada alle iniziative per le scuole primarie delle bambine afghane e che la nostra attenzione continui a soffermarsi sulle vite delle donne e degli uomini afghani che vivono sotto un regime illegittimo da non riconoscere.
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