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L’appello di Andrea Riccardi per salvare Aleppo

La scorsa settimana è stata approvata la riforma della cooperazione internazionale al Senato, con nessun voto contrario e 15 astenuti.

Una riforma che migliora la prevedibilità degli aiuti, la coerenza delle politiche di cooperazione, l’efficacia degli interventi italiani, che riallinea la cooperazione italiana agli impegni internazionali (anche in termine di risorse) e che rende la cooperazione italiana in linea con i cambiamenti avvenuti sullo scenario globale. Ora il testo passa alla Camera dove sarò relatrice del provvedimento e dove crediamo di poterlo approvare prima di agosto.

In questi giorni ho firmato l’appello promosso da Andrea Riccardi per salvare Aleppo, di cui trovate il testo di seguito, sotto assedio da ormai due anni. Una situazione davvero drammatica che appare ancora lontana dalla sua conclusione.

“Faccio un appello per Aleppo. Accade  qualcosa di terribile. Ma viene ignorato. Oppure si assiste rassegnati. Sono due anni che si combatte ad Aleppo. Nel luglio 2012 è iniziata la battaglia nella città più popolosa della Siria. Eppure i suoi due milioni di abitanti sono rimasti, preservando la millenaria coabitazione fra musulmani e cristiani. La città è segmentata: la maggior parte dei quartieri in mano lealista, ma anche zone controllate dai ribelli, pur arretrati dall’occupazione dell’estate 2012. A loro volta i ribelli sono incalzati da sudovest dalle forze governative. La gente non può uscire dalla città accerchiata dall’opposizione, tra cui fondamentalisti intransigenti e sanguinari. Per i cristiani, uscire dalla zona governativa significa rischiare la vita.

Lo sanno bene i due vescovi aleppini, Gregorios Ibrahim e Paul Yazigi, da più di un anno sequestrati. Aleppo è la terza città “cristiana” del mondo arabo, dopo Il Cairo e Beirut: c’erano 300 mila cristiani!

Morte da ogni parte.

La popolazione soffre. L’aviazione di Assad colpisce con missili e bidoni esplosivi le zone in mano  ai ribelli; questi bombardano gli altri quartieri con mortai e razzi artigianali. Si soffre la fame e la mancanza di medicinali. C’è l’orribile ricatto dell’acqua che i gruppi jihadisti tolgono alla città. È una guerra terribile e la morte viene da ogni parte. Passando per tunnel sotterranei, si fanno esplodere  palazzi “nemici”. Come sopravvivere? Si deve fermare una strage che dura da due anni. Occorre un intervento internazionale per liberare Aleppo dall’assedio. Ci vuole un soprassalto di responsabilità da parte dei Governi coinvolti: dalla Turchia, schierata con i ribelli, alla Russia, autorevole presso Assad. Salvare Aleppo val più che un’affermazione di parte sul campo! Si debbono predisporre corridoi umanitari e rifornimenti per i civili. E poi si deve trattare a oltranza la fine dei combattimenti. Una forza d’interposizione Onu sarebbe opportuna. Certo richiede tempo per essere realizzata e collaborazione da parte di Damasco. Intanto la gente di Aleppo muore. Bisogna imporre la pace in nome di chi soffre. Una sorta di Aleppo città aperta.”

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