LA RESISTENZA COMINCIA CON MATTEOTTI
- Lia Quartapelle
- 25 apr 2024
- Tempo di lettura: 2 min
La censura da parte del governo al monologo di @antonioscurati di qualche giorno fa nasce da una consapevolezza di Meloni e i suoi: raccontare la vita di Giacomo Matteotti e la sua storia di resistenza porta con sé una forza talmente profonda e intrisa di valore da tramutarsi per loro in minaccia. Per chi, come i membri di questo governo, non riesce a pronunciare tre semplici parole come ‘viva l’Italia antifascista’ il ricordo di Matteotti diventa non una occasione di orgoglio patriottico ma un problema da gestire.
Giacomo Matteotti, segretario del Partito Socialista Unitario e ultimo ad opporsi apertamente in Parlamento alla dittatura mussoliniana, fu sequestrato e pugnalato a morte da squadristi fascisti cento anni fa. Eppure commemorarne il ricordo a cento anni di distanza sembra più attuale che mai. Meloni dice di aver già fatto i conti con il proprio passato e con i retaggi del fascismo, eppure c’é ancora qualcosa che la trattiene dal dichiararsi apertamente ‘antifascista’. L’antifascismo è un valore imprescindibile, assoluto e indiscutibile sul quale è nata la nostra Repubblica. Chi ha paura a dire queste parole ha un problema con la storia dell’Italia repubblicana, nata dalla Resistenza, fatta dai partigiani, dalle persone comuni che hanno saputo alzare la voce, da chi ha dovuto imbracciare le armi contro una dittatura feroce, da chi ha creduto nella libertà e nella democrazia.
La Resistenza comincia con Matteotti. E si compie il 10 giugno 1946, a 22 anni dal suo assassinio, nelle parole che Parri scelse per proclamare la Repubblica: “Proclamata la Repubblica in questo 10 giugno che marca finalmente la memoria di Giacomo Matteotti e dei morti sacrificati della criminale guerra fascista." E oggi noi la portiamo avanti.
[In foto le formazioni delle Brigate Matteotti a Milano]
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