Gran parte del mio lavoro è insieme frustrante ed entusiasmante. Entusiasmante perché contribuire a cambiare le cose riempie di energia; frustrante perché il cambiamento è sempre più lento e complicato e meno dirompente di quello che vorrei. L’esperienza come membro della commissione dei diritti umani dei parlamentari all’assemblea interparlamentare è forse l’esperienza insieme più frustrante ed esaltante.
Nei giorni passati ci siamo riuniti a Ginevra all’assemblea @ipu.parliament_official. Abbiamo lavorato per avere un impatto per:
⛓️💥migliorare le condizioni carcerarie di due parlamentari palestinesi detenuti in Israele, Marwan Barghouti e Ahmad Sa’adat;
🛟 aiutare 41 parlamentari dell’opposizione in Zimbabwe a cui è stato revocato il mandato parlamentare;
❌ evitare che in Turchia il partito filo-curdo di opposizione venga chiuso e i suoi esponenti siano processati per il solo fatto di farne parte;
📢 denunciare che alla leader dell’opposizione venezuelana @mariacorinamachado è stato impedito di candidarsi alle elezioni presidenziali di luglio.
Abbiamo esaminato casi che riguardano 268 parlamentari e c’è stata solo una buona notizia. E’ un incarico che è giusto portare avanti: vivo e faccio politica in un paese libero e penso che sia doveroso usare una parte del mio tempo per difendere quei parlamentari che a causa del loro impegno rischiano la propria libertà o la vita. Inoltre l’attività in questo comitato è un osservatorio sulle condizioni della democrazia nel mondo (e no, non stanno migliorando).
Anche se può apparire frustrante, lavorare nel comitato è importante perché per i parlamentari che ricorrono alla commissione, o per i loro familiari, che ricorrono al comitato quando il parlamentare non può farlo (per esempio nei casi di assassinio o di sparizione forzata), il nostro lavoro è uno dei pochi contatti con autorità indipendenti che possono avere.
E quindi, avanti, con ostinazione.
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