“Il governo italiano è criminale perché è il sesto finanziatore di combustibili fossili al mondo,” dicevano a gran voce gli attivisti di Ultima Generazione durante la protesta con la vernice al Senato tre giorni fa.
La protesta era diretta proprio a chi - come me - dentro quei palazzi lavora: per questo la domanda su cui voglio concentrarmi non è se gli attivisti abbiano fatto bene o male, ma se stiamo facendo il nostro lavoro correttamente per contrastare il cambiamento climatico. E qui la risposta è semplice: no, non stiamo facendo abbastanza.
Il governo Meloni ha deciso di ignorare l’urgenza del cambiamento. Ha contestato il nuovo regolamento europeo per ridurre i rifiuti da imballaggio, il ministro Picchetto Fratin ha annunciato che si opporrà a una preferenza assoluta verso prodotti riutilizzabili, perché danneggerebbe l’industria del riciclo e gli investimenti che ha ricevuto. Con la legge di bilancio hanno deciso di rimandare la tassa sulla plastica e di non rifinanziare gli sconti per gli abbonamenti per i mezzi di trasporto pubblici, che ammontavano a €60 per tutti i cittadini con reddito inferiore a €35.000.
Ma anche dall’opposizione, c’è tanto che possiamo sicuramente fare meglio. La transizione ambientale è un grande cambiamento: dobbiamo mettere al centro chi rischia di soffrirne, come chi dovrà cambiare macchina, e evitare di far ricadere nuovi costi sui consumatori (per esempio quelli per passare a tecniche di produzione più sostenibili). Dobbiamo anche far sì che non servano gesti come questo per parlare del riscaldamento globale, spiegando meglio cosa serve che cambi urgentemente e perché. Suggerimenti preziosi su come farlo ci arrivano dai territori che amministriamo, come la scelta di @antonio_decaro, sindaco di Bari, di abbassare l’abbonamento annuale ai trasporti pubblici a soli €20 - che ci dimostra che questa crisi può anche essere un’opportunità per rendere la nostra società più giusta.
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