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MELONI È PRONTA A CERCARE GIUSTIZIA PER GIULIO REGENI?

Ieri in Egitto Giorgia Meloni ha avuto un lungo incontro di un’ora con il presidente Al Sisi. Si tratta del primo colloquio in Egitto tra un primo ministro italiano e il presidente egiziano da quando sette anni fa Giulio Regeni veniva rapito, torturato, ucciso da quattro esponenti delle forze di sicurezza egiziane. Giuseppe Conte era stato invece il primo a incontrare Al Sisi in un bilaterale ma in Francia.


I retroscena fatti filtrare da Palazzo Chigi raccontano che Meloni abbia ribadito che in Italia c’è la massima attenzione per il caso Regeni e che ci si aspetta collaborazione. Sembra più che altro una formula di rito: la lunghezza del colloquio, la rilevanza degli argomenti trattati, la disponibilità egiziana a dare informazioni indicano che l’incontro di ieri è servito a normalizzare le relazioni tra Egitto e Italia. Come se l’omicidio di Regeni non fosse avvenuto e come se l’Egitto non si sia rifiutato in questi anni di prestare la minima collaborazione per processare gli indagati.

Di fronte al rapimento, alla tortura e all’uccisione di un cittadino italiano, il nostro paese non può rassegnarsi a riprendere le relazioni come se nulla fosse, in nome dei pure necessari e pressanti dossier da discutere con l’Egitto. Ottenere giustizia per Regeni è essa stessa una questione di interesse nazionale. È sbagliato contrapporre giustizia per un italiano ucciso ai dossier di politica estera in nome della realpolitik.


Ci sono varie strade per segnare le relazioni con l’Egitto e lavorare per ottenere giustizia per Giulio, la sua famiglia, i suoi amici e il suo paese. Uno di questi sarebbe di citare l’Egitto in un foro di giustizia internazionale, facendo ricorso agli strumenti previsti dalla Convenzione internazionale contro la Tortura, di cui Italia e Egitto sono entrambi firmatari.


Si tratta di una decisione politica, che va affrontata ora. A fine settembre c’è stata l’ultima, definitiva risposta negativa da parte della giustizia egiziana alle rogatorie fatte dall’Italia per richiedere la collaborazione dell’Egitto. Siccome si sono esaurite le strade bilaterali, si tratta ora di procedere con la via della giustizia internazionale. Per questo presenterò una interrogazione per chiedere al ministro Nordio se intende percorrere questa strada.


Da un governo che usa spesso l’espressione “difesa della patria” ci aspettiamo meno retorica, e azioni incisive e coraggiose. Per la memoria di Regeni, e per la difesa del nostro Stato.

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