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MENO TASSE PER LE MAMME CHE LAVORANO? CHISSÀ QUANDO.

A fine 2023, presentando la legge di bilancio, la Presidente Meloni aveva parlato di una decisione per far pagare alle madri lavoratrici meno tasse. La detassazione, definita come la “più significativa” per le politiche per le famiglie, sarebbe dovuta partire già dal 2 gennaio 2024. Peccato che nessuna di queste madri lavoratici abbia ricevuto qualcosa in busta paga nel mese di gennaio. Abbiamo quindi presentato un’interrogazione al governo per chiedere di sanare questo ritardo e da oggi sembrerebbe che l’INPS abbia dato il via per attuarla. Ma il ritardo era soltanto uno dei problemi di questo atto.



Prima di tutto lo sgravio vale soltanto per l’anno 2024, quindi difficilmente sarà “significativa” per le mamme lavoratrici che la richiederanno. Secondo, è rivolta soltanto a una platea molto ristretta e specifica di donne: alle mamme lavoratrici che hanno almeno due o più figli, di cui uno di età inferiore a 10 anni e che hanno un contratto a tempo indeterminato. Queste specifiche escludono quindi tutta la platea di madri lavoratrici che hanno contratti a tempo determinato o altri ancora più precari, o quelle che hanno soltanto un figlio (anche se con disabilità). Non sono considerate intere categorie come le lavoratrici domestiche, le pensionate, le lavoratrici a tempo determinato, le libere professioniste, le disoccupate e anche le collaboratrici occasionali. In assoluto le donne che soddisfano i requisiti delineati dal governo sono una minoranza: solo 800mila donne.



Chiediamo quindi al governo di rispondere anche all’altra domanda della nostra interrogazione: quella sulla modifica più generale dello sgravio. Una misura veramente “significativa” per la vita delle madri lavoratrici non può escludere tutte quelle che hanno un contratto diverso da quello a tempo indeterminato; o che hanno soltanto un figlio. E poi, per aiutare davvero le donne e le famiglie, ci vogliono un po’ più di 12 mesi soltanto.

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