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NO AL SALARIO MINIMO, NO AL REDDITO DI CITTADINANZA, E QUINDI?

Oggi vorrei cominciare con una riflessione su quello che è avvenuto in Aula mercoledì 30 novembre. Ma prima i fatti: mercoledì la Camera ha votato cinque mozioni sul tema del salario minimo. Quattro di queste mozioni erano presentate dalle opposizioni (PD, M5S, Alleanza Verdi-SI, Azione-Italia Viva) e una è stata presentata dalla maggioranza (FDI, Forza Italia, Lega e Noi Moderati). Le mozioni presentate dalle opposizioni chiedevano al governo di impegnarsi per l'inserimento del salario minimo legale, mentre quella presentata dalla maggioranza, che puoi rileggere qui, chiedeva al governo di impegnarsi "a raggiungere l'obiettivo della tutela dei diritti dei lavoratori, non con l'introduzione del salario minimo," ma con altre "iniziative."

Come puoi immaginare, tra le cinque mozioni, l'unica approvata è stata quella presentata dalla maggioranza, con 163 voti favorevoli, 121 contrari e 19 astenuti. Tra chi si è astenuto, c'erano i deputati di Azione-Italia Viva, mentre gli altri gruppi di opposizione hanno votato contro. Che le mozioni delle opposizioni venissero bocciate ce lo aspettavamo: è una questione di numeri. Ma la domanda che sorge spontanea è invece un'altra: abolito il reddito di cittadinanza nella manovra di bilancio e respinta la mozione per inserire il salario minimo legale, l'idea di questo governo qual é? In che modo pensano di combattere lo sfruttamento sul lavoro e il lavoro nero?






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