NON E’ UNA CORSA E NON C’E’ IL RIARMO
QUALCHE CHIARIMENTO SULLE SPESE PER LA DIFESA 🇮🇹🇪🇺
Un governo, tra i compiti che ha, deve anche garantire la sicurezza dei cittadini. Lo fa in tanti modi: con un sistema sanitario nazionale, che cura e assiste i malati; con le politiche per la crescita e il lavoro, che promuovono la sicurezza economica dei cittadini.
Lo fa anche tenendo in funzione le forze armate che lavorano per la sicurezza dei cittadini - e eventualmente per svolgere compiti per i quali c’è bisogno delle capacità logistiche dei militari, come è stato evidente durante la campagna nazionale per la vaccinazione, oppure in caso di disastro naturale. In tempo di pace, quella della difesa rimane una funzione necessaria. Lo Stato italiano dedica alle spese per la difesa molto meno di quanto è dedicato alle spese per la sanità o a quelle per la scuola.
Nel 2014 al summit NATO in Galles i paesi dell’Alleanza decisero di uniformare il livello della spesa per la difesa, al 2% del PIL. C’erano infatti paesi che spendevano molto poco (la Germania, o l’Italia, che allora spendeva meno dell’1% per la difesa) e paesi che spendevano moltissimo (gli USA spendevano allora quasi il 4% del PIL). Negli ultimi anni l’Italia ha gradualmente aumentato le spese per la difesa, tenendo conto di quell’impegno, e siamo passati dal 1% a circa l’1,5%.
PERCHE’ E’ IMPORTANTE MANTENERE GLI IMPEGNI PRESI?
Mai come in questo momento ci rendiamo conto di quanto sia importante avere degli alleati. Nel mezzo della crisi geopolitica più complicata che investe l’Europa dal dopoguerra, l’Italia non può dare l’impressione ai propri alleati di essere inaffidabile o furba: non possiamo essere il paese che sale sull’autobus della sicurezza collettiva senza avere pagato il biglietto, e non possiamo sottrarci a un impegno preso. Ci sono poi altre ragioni che spingono per il mantenimento degli impegni presi nel 2014, la più importante delle quali è la cosiddetta autonomia strategica dell’Europa. Quando si dice “rendiamoci più autonomi dagli Stati Uniti” si dice anche questo: iniziamo a pensare noi alla sicurezza europea. Per farlo, dovremo mantenere per alcuni anni le forze armate nazionali in efficienza, mentre spendiamo di più per costruire la difesa comune comune. Anche per questo, ci servirà aumentare le spese per la difesa. Una volta armonizzati i sistemi di difesa, inizieremo a risparmiare, e si potrà spendere meno.
QUAL E’ IL LIVELLO GIUSTO DI SPESA?
Se vogliamo farci un’idea, confrontiamo la spesa della difesa in Italia rispetto a quella di altri paesi che beneficiano di quasi 80 anni di pace, cioè i paesi membri della NATO e quelli dell’UE. L’Italia è uno dei paesi che spende di meno sia in ambito NATOP e in UE.
In generale l’Italia spende troppo poco per la propria politica estera. Spendiamo meno degli altri per la difesa, come si è detto. Ma spendiamo troppo poco anche per la cooperazione internazionale (lo 0,25% del PIL), venendo meno anche in questo caso a impegni presi a livello internazionale (dovremmo spendere lo 0,7%). Spendiamo troppo poco per la diplomazia: l’Italia ha lo stesso numero di sedi diplomatiche della Francia e della Germania, ma ha metà del personale diplomatico.
Qual è il risultato di queste scelte? Quando ci sono crisi in cui è richiesta la politica estera, siamo dipendenti da altri, perché non abbiamo gli strumenti necessari per esserci e per avere un peso. E quindi gli stessi che dicevano che non si doveva spendere per la politica estera finiscono a dire che l’Italia non conta niente. Ecco perché dobbiamo spingere l’Europa a rendere concreta la politica estera a la politica di difesa comune.
DI CHE AUMENTO SI STA PARLANDO E A COSA SERVIRA’
C’è chi ha raccontato che si è opposto a una corsa agli armamenti.
Ma in realtà non c’è una corsa e non si sta neanche pensando un riarmo. L’Italia intende mantenere il trend graduale di aumento delle spese per la difesa, confermato da ogni governo dal 2014 a oggi, per arrivare all’obiettivo del 2% nel 2028. Le risorse in più (circa 1,5 miliardi l’anno per 6 anni) saranno spese per progetti di ricerca e sviluppo della difesa in ambito europeo.
La scelta italiana è diversa da quella di altri paesi. La Germania ha deciso di stanziare 100 miliardi per il fondo nazionale degli armamenti, la Francia 50 miliardi. Le risorse francesi e tedesche, concentrate in pochi anni, serviranno soprattutto a finanziare l’ammodernamento e l’equipaggiamento delle loro forze armate. Noi invece vogliamo spendere per addestrare meglio i nostri soldati e soprattutto per fare un investimento aggiuntivo su progetti che sviluppino una capacità di difesa finalmente europea.
DA DOVE SARANNO PRESE LE RISORSE
C’è chi è contrario a aumentare le spese per la difesa perché pensa che questa spesa vada a discapito dei necessari aiuti contro il caro energia. Se fosse così, sarei contraria anche io. Ma non è questo il caso. La prima cosa che il governo ha deciso, per affrontare gli effetti della guerra, è stato di stanziare 20 miliardi per aiutare le famiglie e le imprese e a fare fronte al caro bollette nel periodo da novembre a fine aprile. Le risorse aggiuntive per le spese per la difesa, già previste, derivano dal fondo di investimenti del bilancio ordinario.
Nel mezzo della più grave crisi geopolitica dal dopoguerra, abbiamo bisogno di discutere seriamente e responsabilmente di che modello di sicurezza europea vogliamo e di come rafforziamo le nostre alleanze. Non abbiamo bisogno di informazioni imprecise e di posizioni ideologiche.
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