di Enrico Casale
La Camera dei deputati ha approvato ieri una dura mozione che impegna il governo italiano a intervenire, insieme alle cancellerie di altri Paesi dell’Unione europea, per «un’iniziativa politica e diplomatica (…) e per una possibile revisione delle politiche di cooperazione politica ed economica» con l’Uganda. Il documento si spinge anche a chiedere eventuali «sanzioni mirate» contro l’esecutivo di Kampala.
La mozione è la conseguenza della firma, da parte del presidente ugandese Yoweri Museweni (24 febbraio), di una legge che criminalizza l’omosessualità. La nuova normativa prevede l’ergastolo per i recidivi, vieta qualsiasi forma di propaganda dell’omosessualità e rende obbligatoria la denuncia delle persone omosessuali. Solo all’ultimo, con un emendamento, è stata esclusa la pena di morte. In Uganda i gay e le lesbiche sono spesso vittime di molestie e di violenze. A più riprese alcune organizzazioni dei diritti umani hanno denunciato anche stupri «correttivi» ai danni delle lesbiche. L’Uganda è il Paese in cui nel 2011 è stato ucciso David Kato un attivista dei diritti degli omosessuali e dove, sempre nel 2011, un quotidiano ha pubblicato una lista di omosessuali con il titolo «Impiccateli!». La Chiesa cattolica, insieme alle altre confessioni religiose ugandesi, pur ricordando il suo insegnamento in materia di omosessualità, si è opposta alla legge invitando al rispetto della dignità di ogni persona. A fine gennaio ilSouthern Cross, settimanale promosso dalla Conferenza episcopale dei vescovi africani del Sud che comprende anche quelli ugandesi, chiedeva di «evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione» verso gli omosessuali.
In Africa l’omofobia è molto diffusa. Solo il Sudafrica ha una legislazione che tutela lesbiche e gay. Il 14 gennaio la Nigeria ha varato una nuova normativa che prevede pene fino a 14 anni di carcere per i gay. In alcune zone, per esempio nella Somalia controllata dalle milizie al-Shabaab, l’omosessualità è punita con la morte. In Etiopia, il governo ha approvato un disegno di legge che rende il reato di omosessualità non passibile di amnistia, prevede una pena di 15 anni di carcere per gay e lesbiche e una di 25 anni per chi è riconosciuto colpevole del reato di diffusione del virus Hiv durante rapporti tra persone dello stesso sesso.
Per fuggire alle violenze e alle persecuzioni, molti omosessuali africani fuggono dai loro Paesi. Ed è per questo motivo che la mozione approvata dalla Camera dei deputati chiede che il governo italiano preveda per gay e lesbiche provenienti da «Paesi in cui siano previste sanzioni penali concernenti l’orientamento sessuale, immediata accoglienza e riconoscimento del diritto d’asilo».
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