Riformiamo la Pubblica Amministrazione, riformiamo il Paese.
Innanzitutto il primo grande cambiamento è nell’approccio: non una riforma di settore, ma una “riforma Paese” per creare, mediante la garanzia della certezza e della trasparenza, una pubblica amministrazione più democratica, più semplice e più competente.
La pubblica amministrazione diventa a portata di “clic”, garantendo il diritto di accesso dei cittadini e delle imprese ai dati, documenti e servizi di loro interesse in modalità digitale oltreché la semplificazione dell’accesso ai servizi alla persona.
La filosofia dell’intera riorganizzazione della pubblica amministrazione, è consegnare ai cittadini uno Stato meno complicato, meno farraginoso, uno Stato più semplice e, quindi, più veloce ed efficace nella sua azione a beneficio della collettività. Ricevere servizi in modalità digitale non è solo un dovere in capo all’amministrazione, ma un diritto riconosciuto al cittadino.
Internet veloce nelle scuole e negli ospedali, una rete WiFi unica per il turismo e accesso gratuito per tutti i cittadini.
Possibilità di utilizzare il credito telefonico per i micropagamenti verso la pubblica amministrazione che così farà da volano alla diffusione dell’e-payment nel nostro Paese, con riduzione dei costi pubblici legati alla gestione del contante e dei relativi rischi di errore, furto, perdita o rapina e con la conseguente riduzione dell’uso del contante. Una novità che porterà vantaggi in termini di trasparenza del rapporto col cittadino e velocità dei servizi.
Prevista la razionalizzazione dei meccanismi e delle strutture di governance della digitalizzazione e la semplificazione dei procedimenti di adozione e in tema di risparmi di spesa dovrà essere favorito l’uso di software open source.
Un altro importante obiettivo del provvedimento è quello di promuovere l’unità dell’amministrazione e la semplificazione dell’azione amministrativa, la cui assenza, fino ad oggi, ha reso complicato il rapporto tra privato e pubblica amministrazione, con ricadute anche economiche in termini di investimenti. L’amministrazione deve muoversi come un corpo unico che agisce in modo coerente e funzionale agli interessi e ai bisogni dei cittadini che chiedono trasparenza, semplicità negli adempimenti e coerenza nelle decisioni.
Introdotto anche il nuovo istituto generale del silenzio assenso tra amministrazioni pubbliche. Si tratta di ribaltare la logica per la quale oggi molte amministrazioni si bloccano, non comunicano o comunicano male tra loro, creando un’incertezza di tempo e regole e quindi un danno al cittadino. Non si tratta di un “via libera” alle costruzioni selvagge, ma di garantire un tempo certo per dire dei «sì» o dei «no», in quanto la corruzione si annida proprio dove l’amministrazione è lenta nelle risposte.
Tempi dimezzati per le pratiche relative a rilevanti insediamenti produttivi, opere di interesse generale o avvio di attività imprenditoriali con un regolamento di delegificazione per la semplificazione e accelerazione e un taglio fino al 50% dei tempi dei procedimenti amministrativi relativi.
Misure volte a garantire la trasparenza relativa alle fasi del processo per le gare d’appalto; al tempo medio di attesa per le prestazioni sanitarie; al tempo medio di pagamento relativo agli acquisti di beni, servizi, prestazioni professionali e forniture, all’ammontare complessivo dei debiti e al numero delle imprese creditrici, aggiornati periodicamente.
Saranno precisati i contenuti e il procedimento di adozione del Piano nazionale anticorruzione, dei piani per la prevenzione della corruzione e della relazione annuale del responsabile della prevenzione della corruzione.
Gli archivi della pubblica amministrazione saranno accessibili al pubblico (Freedom of information act) ed è sancito il diritto per ogni cittadino ad accedere, anche via web, ai documenti della PA prevedendo forme sanzionatorie per le pubbliche amministrazioni che non ottemperano alle prescrizioni della normativa.
Saranno semplificate le procedure per l’iscrizione alle c.d. White list, gli elenchi dei soggetti non a rischio di mafia ai fini della partecipazione agli appalti pubblici, che verranno monitorate semestralmente ai fini del loro aggiornamento.
La riorganizzazione dell’amministrazione statale, sia centrale che periferica, seguirà diversi interventi quali la riduzione degli uffici e del personale destinati ad attività strumentali e la soppressione o il riordino degli uffici e organismi disfunzionali, il taglio degli enti pubblici cui lo Stato contribuisce in via ordinaria che presentino sovrapposizioni di funzioni o duplicazioni, i corpi di polizia passeranno da cinque a quattro con riordino delle funzioni nel campo della sicurezza agroalimentare e del Corpo forestale dello Stato, ed eventuale assorbimento dello stesso in un’altra forza di polizia. Questo è un intervento per il Paese e non di settore che alla tutela ambientale e del territorio darà più controlli e più risorse, eliminando le duplicazioni, alcune catene di comando e rafforzando le specializzazioni, compresa quella ambientale. Non si tratta quindi di seguire la logica dello smantellamento bensì quella del potenziamento e della semplificazione, per dotare il nostro Paese di una moderna forza specializzata unitaria a presidio della tutela dell’ambiente e del nostro straordinario patrimonio agroalimentare.
In attuazione di quanto previsto dalla normativa europea, viene prevista l’istituzione del numero unico europeo 112 su tutto il territorio nazionale e il Corpo delle capitanerie di Porto e la Marina militare saranno integrati.
Le prefetture saranno ridotte in base a criteri che faranno riferimento alla popolazione, alla criminalità, agli insediamenti produttivi e anche al fenomeno delle immigrazioni sui territori che si affacciano al mare.
Si prevede la semplificazione e il coordinamento delle norme riguardanti l’ordinamento sportivo, nonché la trasformazione del Comitato italiano paralimpico in ente autonomo di diritto pubblico.
Saranno razionalizzate le camere di commercio (da 105 a 60) e saranno ridotti il numero dei componenti dei consigli e delle giunte.
L’amministrazione pubblica è ricca di professionalità che non meritano di essere travolte dalla rappresentazione decadente che si dà della pubblica amministrazione, perché le persone devono essere il motore del cambiamento. Per questo occorre valorizzare al meglio le competenze che abbiamo secondo un principio: le persone giuste, al posto giusto, per un tempo giusto. Lavorare nel pubblico deve tornare ad essere un prestigio e una ambizione per i giovani. Una dirigenza di ruolo e selezionata per concorso: questo il modello profilato dalla riforma. Per quanto riguarda i concorsi pubblici sarà valorizzata l’esperienza professionale acquisita da coloro che abbiano avuto rapporti di lavoro flessibile con le amministrazioni pubbliche; garanzia di effettiva segretezza dei temi d’esame; previsione di prove concorsuali specifiche per accertare la capacità dei candidati; accertamento della conoscenza della lingua inglese; valorizzazione del titolo di dottorato di ricerca e soppressione del voto minimo di laurea come requisito per la partecipazione ai concorsi. Gli incarichi non saranno più a vita e c’è la possibilità di essere licenziati se l’ultimo incarico ricoperto viene valutato negativamente. Carriera e retribuzione verranno valutate in base al merito. I dirigenti avranno dei limiti assoluti allo stipendio e se condannati dalla Corte dei Conti non potranno più svolgere le loro mansioni.
Favoriamo e semplifichiamo le attività degli enti pubblici di ricerca, data la peculiarità dei loro scopi istituzionali, con invarianza di risorse umane, finanziarie e strumentali, anche considerando l’autonomia e la terzietà di cui godono questi enti.
Favoriamo e promuoviamo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche con rafforzamento dei meccanismi di flessibilità dell’orario di lavoro; telelavoro; forme di co-working, smart-working ecc.
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