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QUANDO LE SCELTE CONTRADDICONO IL NOME

In queste settimane abbiamo condotto insieme a Pierfrancesco Maran la battaglia perché il candidato del centrosinistra per la presidenza della Lombardia venisse scelto con le primarie, come prevede lo statuto del nostro Partito. Parallelamente, abbiamo avanzato proposte politiche riformiste, necessarie per recuperare i voti persi all’astensione e quelli andati al Terzo polo. In Lombardia senza convincere quegli elettori è molto difficile vincere. E’ stato un percorso che ha raccolto molto interesse e partecipazione in tutte le province della Lombardia dove siamo stati, a riprova del fatto che sono tante le persone che hanno voglia di dare una mano al PD a reagire dopo la sconfitta del 25 settembre.


I partiti, incluso il PD, hanno invece scelto di nominare il candidato del centrosinistra, deludendo quella necessità di partecipare, che sarebbe stata un mattone importante per affrontare una campagna elettorale difficile come quella per la presidenza della Lombardia. E frustrando la possibilità di discutere della linea politica più adeguata per vincere in Lombardia.

In queste settimane abbiamo sempre difeso il metodo delle primarie come cifra di fare politica in modo diverso: uno strumento di selezione trasparente, aperto, plurale per individuare il migliore candidato o candidata. Le primarie non sono un intralcio nella campagna elettorale, ma sono un primo momento di mobilitazione e coinvolgimento del nostro popolo che troppe volte i questi anni si è sentito estraneo alle scelte compiute. E abbiamo argomentato come la sfida mossa dal Terzo Polo ha bisogno immediato di risposte di programma e di persone. Prima ancora di aprire un dialogo con il M5S.


Ai tanti che mi stanno manifestando amarezza, rispondo che continuo a credere - e uso questo verbo perché in queste ore mi sembra più un atto di fede - in un Partito che ha scelto di chiamarsi Democratico. Ci credo perché penso che la democrazia italiana non possa che trovare nuova forza e nuova linfa dalla discussione, dall’organizzazione dei bisogni e delle speranze dei cittadini e delle cittadine, anche attraverso i partiti. Credo in un Partito Democratico largo, maggioritario, di ispirazione socialista riformista. Il panorama politico intorno a noi è quello di partiti-azienda (come il M5S o Forza Italia) o di partiti-personali che non rispondono all’esigenza di dibattere, confrontarsi, mobilitarsi che invece mostra la migliore faccia quando il PD sa fare il PD.

Sosterrò la campagna del PD con il candidato Pierfrancesco Majorino se sarà nominato dalla nostra assemblea di questa sera, perché prioritaria è l’esigenza di battere le destre e costruire una Lombardia più giusta.


Abbiamo perso una battaglia ma l’impresa per un PD coerente con il proprio nome non si ferma qui. Ci sono le elezioni regionali, in cui sostenere i candidati del PD con cui abbiamo difeso il percorso delle primarie, e ci sono i congressi, in cui dare forza e spazio per la nostra idea di PD.


[Nella foto il comma 5 dell’articolo 1 del Partito Democratico]



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