Per chi si è battuto perché molte risorse del PNRR servissero a costruire nuovi nidi, è stata una doccia fredda scoprire che i Comuni abbiano richiesto solo metà delle risorse messe a disposizione con il bando PNRR di 2,4 miliardi di euro per gli asili nido. L’investimento sugli asili nido è cruciale per il futuro del nostro paese: più nidi significa migliore educazione per i bambini, meno diseguaglianze e più possibilità di conciliare lavoro e famiglia, soprattutto per le mamme. Invece, sembra ancora una volta che il Paese non sia pronto per fare quel salto di quantità (sì, quantità) e impegnarsi a costruire nidi dove c’è più bisogno.
Tra le motivazioni per cui sono pervenute così poche richieste ci sono sia quelle più tecniche (ad esempio sull'ottenere certificati di edilizia in tempi rapidi), sia i dubbi dei Comuni, peraltro legittimi, sui costi di gestione degli asili nido nella fase successiva all’ottenimento dei fondi.
Cosa si può fare? Il governo ha prorogato la scadenza del bando asili nido fino al 31 marzo. Ma non solo, ha deciso di sostenere i Comuni in tutte le fasi della candidatura: - Prevedendo una task force di esperti messa a disposizione dall'Agenzia per la coesione territoriale, - Organizzando seminari e incontri territoriali con il coinvolgimento delle Prefetture e la partecipazione del Ministero dell'Istruzione; - Creando un help disk per aiutare i Comuni nella compilazione della candidatura.
Speriamo che queste misure aiutino i Comuni a candidarsi. Certo resta scoperto il punto più dolente: bisognerà chiarire al più presto con che risorse si pagheranno gli educatori dei nuovi nidi. L’Italia, che quest’anno ha registrato meno di 400mila nascite, non può perdere l’occasione del PNRR come momento per investire anche sulla natalità e sul sostegno alle mamme che lavorano.