Questo sabato 8 e domenica 9 giugno si vota per le elezioni europee. Sono elezioni complesse, perché molti non ne comprendono appieno il significato e altri le vivono come lontane dalle proprie vite. Si teme infatti che l’astensionismo possa raggiungere addirittura il 50%. Per chi come me fa politica questi numeri intristiscono, intimoriscono, e portano a chiedersi come reagire; perché rinunciare al proprio diritto di voto è sempre una sconfitta, specialmente in un’epoca in cui i valori democratici e la libertà di scelta non sembrano avere la meglio. Come convincere quindi quelle persone che non desiderano andare a votare? Forse partendo da qui:
“Le schede che arrivano a casa e ci invitano a compiere il nostro dovere hanno un’autorità silenziosa e perentoria. Le rigiriamo tra le mani e ci sembrano più preziose della tessera del pane. Stringiamo le schede come biglietti d’amore.”
Lo scriveva la giornalista Anna Garofalo per descrivere il voto del 2 giugno del 1946, quando per la prima volta le donne italiane ebbero la possibilità di andare a votare (in realtà c’erano già state le amministrative a cui diverse donne avevano partecipato alcuni mesi prima) e in massa, orgogliose, si erano recate alle urne. Schede elettorali come biglietti d’amore. Ripartiamo da questa sensazione, da questo desiderio di partecipazione, dalla consapevolezza che non sempre c’è stata la possibilità di scegliere e con questa andiamo a votare l’8 e il 9 giugno. Il 2 giugno del 1946 gli italiani erano stati chiamati a votare per scegliere tra un futuro monarchico o uno repubblicano per l’Italia; e quel 2 giugno vinse proprio la strada repubblicana. Quella vittoria però fu raggiunta con soltanto 2 milioni di voti di scarto rispetto alla via monarchica: il voto di soltanto 2 milioni di persone ha cambiato per sempre il volto del nostro Paese. Ecco, quando qualcuno nei prossimi giorni ti dirà ‘ma il mio voto non farà la differenza,’ raccontagli questo. Raccontagli che se quelle persone avessero ragionato allo stesso modo forse qualche giorno fa non avremmo festeggiato la repubblica, ma qualcos’altro. Votare fa sempre la differenza. Eccome se la fa.
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