Quel che colpisce visivamente di più nella Turchia post-golpe è il Parlamento. Quando, nel corso della missione che, come delegazione del PD, abbiamo effettuato con Marietta Tidei in Turchia, siamo andate a vedere la Grande assemblea turca vi abbiamo trovato uno dei cortili interni danneggiato da una bomba, e un piano è stato sventrato da un missile sparato da un elicottero: vicino all’ufficio del primo ministro si vede uno squarcio che ha piegato il cemento armato e che corrisponde al foro di entrata di un missile.
A distanza di quasi due mesi da quegli eventi, però, appare chiaro che oggi la Turchia corre un pericolo altrettanto serio, ovvero il rischio che il post-golpe sia usato in modo arbitrario per sopprimere il dissenso o peggio che si colga l’occasione per regolare conti politici lasciati in sospeso.
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