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Un giorno di dolore, Lo Porto lavorava per pace e cooperazione



Oggi alla Camera è intervenuto il Ministro Gentiloni per riferire rispetto alla vicenda della morte di Giovanni Lo Porto.

In aula ho detto che i chiarimenti sulla dinamica dell’uccisione di Lo Porto da parte del Ministro Gentiloni sono stati doverosi e tempestivi e spero davvero aiutino ad evitare polemiche in un giorno pieno di dolore per la scomparsa di un nostro connazionale serio e preparato, che, con la sua scelta di vita, aveva deciso di mettersi a disposizione di ideali di pace e cooperazione.

No alle strumentalizzazioni di questa tragedia. E’ vero che il tempo tra la morte e la comunicazione del decesso è stato molto lungo, ma è stato tutto tempo necessario per avere la certezza di una notizia che, quando deve essere resa nota ai familiari, non può che essere certissima, per non aggiungere fraintendimenti o false speranze ad una situazione già carica di angoscia e disperazione. Ci stringiamo anche noi alla famiglia e agli amici di Giancarlo Lo Porto.

Un pensiero, in questo momento di cordoglio, va anche alla famiglia di Warren Weinstein, il cittadino americano morto insieme a Lo Porto. Giovanni Lo Porto era uno dei molti italiani che, con professionalità, si mettono al servizio di ideali di pace e giustizia sociale. Li chiamiamo cooperanti e sono un ponte prezioso tra l’Italia e le realtà dove miseria, conflitti, disastri naturali deprivano donne e uomini di dignità, giustizia e benessere. Le persone come Lo Porto testimoniano, con le loro scelte professionali, che ci si può impegnare per contribuire a creare un mondo diverso. Sono persone che, ogni giorno, con il loro lavoro, ci aiutano a non chiudere gli occhi davanti a quello che avviene lontano da noi.

Lo Porto è morto per un tragico errore in un’azione di guerra americana, per la quale i nostri alleati hanno, con grande responsabilità e trasparenza, chiesto scusa. Giovanni, però, è stato vittima di chi fa la guerra con modi da terrorista, rapendo non i soldati, ma chi lavora e si impegna per la pace, perché per i terroristi chi si impegna in modo altruistico, lontano da casa, per cambiare le condizioni di vita di chi sta peggio di noi, è un nemico pericolosissimo, perché racconta di un mondo diverso, di valori diversi, di possibilità di convivenza che i terroristi vogliono annullare.

Giovanni Lo Porto, con la forza del suo lavoro e della sua testimonianza, era questo e va ricordato per questo. Nelle parole di padre Dall’Oglio, un altro italiano costruttore di pace, scomparso in Siria, di cui non abbiamo notizie da quasi due anni: «Le sfumature sono sempre più fragili della propaganda; se vi soddisfa l’indottrinamento, non abbiamo più nulla da dirci».

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