Mi ha colpito molto uno studio sul costo del debito italiano pubblicato oggi su Il Sole 24 ORE.
Dalla firma dell’accordo di Maastricht (che fissa i parametri europei di bilancio) fino ad oggi, l’Italia ha cumulato complessivamente avanzi primari (cioè la differenza tra entrate e uscite) per 676 miliardi di euro.
Siamo stati molto più virtuosi della Germania (307 miliardi), della Francia (618 miliardi) e della Spagna (359 miliardi).
Nello stesso periodo di tempo però i sacrifici degli italiani sono stati bruciati perché a differenza degli altri paesi abbiamo pagato interessi sul debito per una enormità, per 1.924 miliardi. Perché l’Italia è entrata a far parte di Maastricht con un debito ben più alto del 60% previsto dall’accordo, mentre gli altri paesi europei avevano tutti un debito più basso del 60%.
A fronte di questi dati, in un paese normale ci si fermerebbe e si discuterebbe insieme, tutte le forze politiche: come riduciamo il debito, in modo strutturale?
Come spieghiamo insieme agli italiani che negli anni Settanta e Ottanta si sono prese decisioni che ci hanno fatto vivere al di sopra dei nostri mezzi, e che ora dobbiamo fare uno sforzo collettivo per evitare che il debito ci strangoli?
Perché quell’enormità di soldi che abbiamo pagato di interessi sul debito sono soldi tolti agli investimenti per la scuola e l’università, a ridurre le tasse per chi innova o è in difficoltà, sono risorse tolte a un piano nazionale contro il dissesto idrogeologico.
E se non riduciamo il debito, il suo costo continuerà a crescere e continueremo a avere una politica che non ha le risorse per prendere delle decisioni. Noi nella scorsa legislatura abbiamo scelto una strada fatta di crescita, di contenimento delle spese e di flessibilità negoziata con Bruxelles. Si dovrebbe poter discutere dell’efficacia di quella scelta, e se serva ora invece un intervento sul debito. Invece no. Siamo stretti tra la demagogia di chi racconta che con il taglio dei vitalizi (risparmi per 40 milioni di euro) si ripaga il debito (più di 2.300 miliardi di euro) e di chi pensa che sia meglio far ricadere sull’Europa la responsabilità di tutto.
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