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44MILA MAMME SMETTONO DI LAVORARE

Sulle condizione delle mamme che lavorano i numeri parlano chiaro, molto più chiaro della retorica di Meloni. I dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro rivelano infatti una realtà molto diversa da quella che ci racconta Meloni. La relazione annuale sulle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri presentate entro i primi tre anni dalla nascita dei figli rivela che nel 2022 più di 61.000 genitori hanno lasciato il loro lavoro e che queste dimissioni sono aumentate del 17,1% rispetto al 2021.

Un altro dato è poi essenziale: quello delle lavoratrici madri. Delle dimissioni totali presentate 61.391 infatti, oltre 44 mila riguardano le donne. La motivazione? Sempre la stessa: la difficoltà di conciliare lavoro e vita familiare. Lo ha dichiarato il 63% delle neo mamme contro il 7,1% dei padri. Solo il 24% delle donne dà le dimissioni per cambiare impiego, mentre per la maggior parte degli uomini, il 78,9%, la motivazione principale delle dimissioni è il passaggio a un’altra azienda.

Le motivazioni della difficoltà a conciliare famiglia e lavoro a noi sono chiarissime: i nidi, che spesso non ci sono o sono troppo costosi (lo ha dichiarato il 32,2% delle persone); la mancanza di una rete di sostegno, che non può basarsi soltanto sui nonni; le scuole, che spesso non prevedono il tempo pieno o servizi come i centri estivi gratuiti; la mancanza di un congedo di paternità obbligatorio e retribuito; le condizioni di lavoro spesso gravose e che non prevedono flessibilità di alcun tipo per i neo-genitori (il 17,6% delle persone ha dichiarato che il problema è legato a questo, o al cambio di sede/distanza dal luogo di lavoro); e gli stereotipi culturali che sovraccaricano le donne.

Non ci stancheremo mai di dirlo: non bastano incentivi economici per fare figli. Non bastano grandi frasi fatte. Ci vogliono servizi e ci vuole un cambiamento culturale nella maniera in cui concepiamo il lavoro e le famiglie. Forse a furia di ripeterlo la destra al governo capirà.

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