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Presentare l’Italia al mondo ma soprattutto il mondo all’Italia

Quaderni per il Dialogo e la Pace

Anno XII – Numero 1/2015 

Nutrire il Pianeta: per un paradigma di sviluppo inclusivo e sostenibile.

Qui l’articolo completo e a seguire un estratto

Expo per il nostro Paese sarà una sfida in due direzioni, sempre connotate dalla necessità di colmare la distanza enorme che c’è tra l’Italia e il mondo. Expo sarà una occasione per l’Italia tutta, in questo senso. I Paesi presenti con un proprio padiglione ospitati nei cluster costruiti da società Expo saranno 145 e circa un terzo dei venti milioni di visitatori verrà da Paesi esteri. Ci si aspetta la visita di almeno 50 capi di stato e di governo (un numero ben superiore a quelli che il nostro Paese riceve in media in un anno) e altri confermeranno la presenza a manifestazione avviata. Sono già 115 le giornate nazionali organizzate, una occasione/vetrina per i Paesi partecipanti a Expo.

Questi numeri spiegano più di ogni altra cosa quanto l’Esposizione Universale sarà una occasione straordinaria per ricordare al nostro Paese, ai suoi cittadini e alle sue istituzioni che avere una proiezione internazionale, solide relazioni diplomatiche, la capacità di difendere idee, progetti e valori sullo scenario internazionale è cruciale per ogni nazione al mondo. Soprattutto per un Paese come il nostro che per ragioni geografiche si trova al centro dell’area di maggior instabilità globale, il Mediterraneo e che, per vocazione, è sempre stato un Paese che ha sostenuto una politica estera capace di multilateralizzare i problemi e spingere verso un progetto di integrazione europea sempre più forte.



I sei mesi che vanno dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 saranno quindi un periodo di tempo in cui investire sulla capacità dell’Italia di parlare con il mondo e di parlare in Italia del mondo, per recuperare anni di assenza, scarso attivismo e consapevolezza.

I temi di Expo, ovvero la gestione sostenibile delle risorse e l’accesso a cibo sufficiente e di qualità per tutti, sono questioni quanto mai contingenti, che toccano alcuni dei nodi aperti delle vicende internazionali: i fenomeni epocali che ci troviamo ad affrontare come Italia e come Unione europea, dalle già citate migrazioni alla crescita senza occupazione, al terrorismo di matrice fondamentalista, traggono le loro ragioni profonde anche dalla disuguaglianza globale, dalla povertà e da un modello di sviluppo mondiale poco attento alla sostenibilità umana e ambientale.

Per stimolare impegni internazionali intorno alle questioni di Expo, Milano si è fatta promotrice di due iniziative di respiro globale: l’Urban Food Policy Pact e la Carta di Milano. La prima punta a coinvolgere il maggior numero di città del mondo e con esse i loro sindaci che sottoscriveranno un documento, nel corso dell’Esposizione Universale, per la costruzione di sistemi alimentari centrati sulla sostenibilità e sulla giustizia sociale, con l’obiettivo di porre solide basi per una sana alimentazione, la lotta agli sprechi alimentari, la creazione di una filiera alimentare di qualità e la tutela della biodiversità del sistema agricolo metropolitano. La Carta di Milano invece punta al riconoscimento del diritto al cibo quale diritto umano fondamentale, considerando infatti una violazione della dignità umana il mancato accesso a cibo sano, sufficiente e nutriente, acqua pulita ed energia, combattendo la denutrizione, la malnutrizione e lo spreco, promuovendo un equo accesso alle risorse naturali e garantendo una gestione sostenibile dei processi produttivi.

In entrambi i casi, si tratta di occasioni in cui l’Italia potrà essere parte attiva per stimolare una sensibilizzazione dei cittadini e azioni conseguenti di governi nazionali o autorità locali intorno a sfide cruciali rispetto al futuro del nostro pianeta.

Il contributo italiano, durante Expo dovrà quindi essere all’altezza della sfida, in linea con quanto il nostro Paese ha sempre difeso e soprattutto promosso in sede internazionale. Expo sarà quindi una occasione di consapevolezza diffusa e di azione. Non andrà, neanche questa, sprecata.

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